La situazione delle scuole
Sarde, a partire dall’edilizia e finire sulla formazione, non è
delle migliori. Ciò viene dimostrato, soprattutto, dai tagli
continui che la scuola pubblica riceve dal Governo Nazionale,
adottando politiche di ‘’risparmio’’ date dall’adesione al
Patto di Stabilità, al Meccanismo Europeo di Stabilità –MES- o
anche ESM, ai vincoli in bilancio, ossia l’impossibilità di
spendere a deficit oltre il 3% che poi si ridurrà allo 0,5% e via
discorrendo. Ecco però che il Ministro dell’Istruzione annuncia un
finanziamento di 400 milioni alla scuola pubblica, tenendo presente
che il Decreto Legge (95/2012, Legge 135/2012 approvato dal Governo
Monti, maggioranza PD/PDL) varato dalle due camere; apportava un
taglio di 52 milioni di euro alla scuola e 121 alla ricerca che
andavano divisi in tre anni: 2012,2013 e 2014; c’è quindi qualcosa
che non torna. L’importanza della cultura per la formazione del
cittadino, dell’essere umano in generale, è enorme in una società
civile e per poter permettere l’ingresso nel mondo del lavoro in
maniera migliore, come strumento per combattere la crescente
disoccupazione (oltre il 40% quella giovanile). L’inserimento dei
giovani nel mondo del lavoro di fatto crea produzione e consumo,
capacità e possibilità di spendere e quindi acquistare beni
eccetera. Nasce quindi il ‘’punto comune’’ in cui il
Ministero della P.I. dell’Univ. e della Ricerca ed il Ministero del
Lavoro confluiscono. L’istruzione porta lavoro, ma bisogna creare
le condizioni affinché quel lavoro sia attuato in Italia e non
all’estero, lasciando che centinaia di ragazzi trai 18/30 anni
mettano ‘’radici’’ fuori da questo paese.
La visione che si da ai
cittadini è pressoché ristretta visto che i mass-media non
annunciano, se non per casi estremi, che la scuola, fin dal Governo
D’Alema, ha subito tagli immani di ingenti quantità, riducendo
sempre di più la creazione di ulteriori corsi di formazione
professionale per aspiranti tecnici e cosi via. Ma parliamo della
destinazione di fondi pubblici alle scuole private di fatto viola
l’art. 33 comma III della Costituzione che recita: -"Enti e
privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di
educazione, senza oneri per lo Stato"-. Negli Ultimi 14 anni,
riporta il quotidiano REPUBBLICA, i finanziamenti dello stato alla
scuola paritaria sono quadruplicati: da 116 milioni nel 1998 a 520
milioni (Governo Berlusconi) nel 2012. Il Sole24Ore, invece, mostra
il taglio al Fondo ordinario delle Univ., per il funzionamento degli
atenei, spese di prof.ri, ricercatori etc…, che è di 702 milioni
di euro con la finanziaria 2009 ed in seguito nel 2011 diventa 835.
Nel 2009, il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni non
lavorava e non frequentava nessun corso di studi o di formazione.
L’Italia, infatti, ha il primato europeo per quanto riguarda il
nume
ro di giovani NEET
(Not in education, employment or training – Non nell’istruzione, non nel lavoro non nella formazione. Nel Mezzogiorno, scrive ADOSCUOLA.IT, i giovani a rischio (nel 2008) erano 1 milione. E’ evidente che il Governo dovrebbe spendere per far sì che la scuola abbia maggiori sbocchi, ma se l’indirizzo preso è quello di accettare parametri economici imposti, allora la scuola pubblica verrà minimizzata sempre più, riducendo anche la possibilità di farsi una propria idea e rendendo il ragazzo schiavo di un sistema che oramai non funziona più, anzi, che non ha mai funzionato.

(Not in education, employment or training – Non nell’istruzione, non nel lavoro non nella formazione. Nel Mezzogiorno, scrive ADOSCUOLA.IT, i giovani a rischio (nel 2008) erano 1 milione. E’ evidente che il Governo dovrebbe spendere per far sì che la scuola abbia maggiori sbocchi, ma se l’indirizzo preso è quello di accettare parametri economici imposti, allora la scuola pubblica verrà minimizzata sempre più, riducendo anche la possibilità di farsi una propria idea e rendendo il ragazzo schiavo di un sistema che oramai non funziona più, anzi, che non ha mai funzionato.
La politica non sta dando
risposte, le Amm.ni Regionali, Provinciali e Comunali, che sono
competenti sui vari gradi di istruzione (Superiori, medie ed
elementari), sanno benissimo che non potranno più finanziare un solo
progetto, che sia a favore della manutenzione scolastica, che sia
contro la dispersione scolastica e via discorendo.
Prendiamo atto quindi che
nell’attuale situazione ci voglia un nuovo piano di ‘’RECUPERO’’
delle strutture, della formazione, dell’istruzione, volto a
migliorare un apparato statale contenente migliaia di persone che
negli anni avvenire potrebbero permettere all’Italia di
distinguersi da molti paesi dell’Europa. Tuttavia, se questo piano
non venisse redato, quelle migliaia di persone (personale docente,
ATA e studenti) si ritroverebbero senza un lavoro e senza una reale
formazione culturale e sociale.
Massimo Rizzu